L'ESERCITO DELLE 12 SCIMMIE

Filadelfia (USA), anno 2035. Il grosso ergastolano James Cole (Bruce Willis) vive, come tutti, sottoterra, tra i pochi superstiti dell'apocalisse che nel 1997 ha ucciso cinque miliardi di persone (la superficie è popolata solo da animali).

E' stato un virus, secondo il premio Nobel Leland Goiness (Christopher Plummer).

L'ergastolano accetta di farsi catapultare indietro nel tempo, per scoprire senza ulteriori dubbi le cause reali della catastrofe.

Nel suo girovagare, nello spazio e nel tempo, nel 1917 per sbaglio, nel 1990 e nel 1996, incontra Jeffrey Goines (Brad Pitt), il figlio dello scienziato, apparentemente matto da legare ed internato in una casa di cura dal padre senza scrupoli.

E la bella psichiatra e sanissima Kathryn Railly (Madeleine Stowe).

E le scimmie del titolo?

Niente, non sono altro che una falsa pista.

L'ESERCITO DELLE 12 SCIMMIE è un avvincente fumettone futuristico, un film sui viaggi nel tempo in cui vengono modificate delle regole "base". E' perciò impossibile modificare il futuro agendo sul passato, motivo per cui il protagonista non può fermare la diffusione del virus ma deve prelevare un campione per consentire agli scienziati del futuro di creare un antidoto.

Non mancano le solite pillole di filosofia incorporate, di Terry Gilliam, genio (presunto o tale) uso a sbalordire.
Il talento visionario è indubbio, anche se manca una capacità di sintesi.

Il finto pazzo Brad Pitt, in camicia di forza per metà del film, dà luogo ad una recitazione talmente esagitata da far venir voglia di riaprire i manicomi.

Macchinoso e sbretellato sul piano narrativo, il 6° film di Gilliam (l'unico americano del gruppo Monty Python) vale su quello figurativo per certe fulminee invenzioni registiche, i desolati paesaggi metropolitani, l'energia recitativa di Willis, l'istrionismo schizoide di Brad Pitt.