PLATOON

Saigon, settembre 1967. Il giovane idealista Chris Taylor (Charlie Sheen) ha giusto il tempo di assaggiare la polvere sollevata dalle pale dell'elicottero che lo ha portato al reparto che già si è pentito di essere partito, addirittura volontario, per il Vietnam.

Gli insetti sono grossi proprio come gli elicotteri, anche se meno assordanti, le notti passate di pattuglia nell'umida giungla, con scontri sanguinosi con i vietcong annessi, e le corvè alle latrine del campo. Senza contare i cadaveri.

Tanto fa dire alla voce fuori campo di Chris "C'è qualcuno che ha scritto "L'inferno è l'impossibilità della ragione". Questo posto è così. E' l'inferno",

Roba comunque da ridere in confronto alle atrocità commesse dai suoi commilitoni.

Per esempio quel killer professionista del sergente Barnes (Tom Berenger), che comanda praticamente il plotone, vista l'inettitudine del giovane tenentino preposto.

Il sergente prima assiste (e partecipa) senza battere ciglio a cose poco onorevoli per un soldato quando si trova davanti un innocuo villaggio vietcong (l'episodio sembra essere ispirato ai fatti accaduti a My Lai il 16 marzo 1968 nda), poi ammazza di suo pugno il suo pari grado, il ragionante Elias (Willem Dafoe), filosofo e contestatore, padre spirituale e modello del giovane Chris.

Praticamente due americhe a confronto/scontro.

Le pagherà tutte, perchè Chris diventa giustiziere dell'una in nome dell'altra.

Con  PLATOON il regista Oliver Stone sposa l'indignazione di quella parte di America (specialmente a sinistra) per una veemente denuncia della mai dimenticata guerra in Vietnam senza ipocrisie e con l'utilizzo di scene forti.

Attori con lo sguardo d'occasione: allucinato e fiero.

4 Oscar: miglior film, regia, montaggio e suono. Nella sua denuncia della “sporca guerra” ha un'ottima 1ª parte, ma poi si lascia prendere dall'enfasi, dal sensazionalismo, dalle convenzioni.

Comunque un ottimo film.