ARMA LETALE

Los Angeles. Il sergente Roger Murtaugh (Danny Glover) placido, nero, cinquantenne, moglie adorata e tre figli, si vede affibbiare come compagno l’agente Martin Riggs (Mel Gibson) impetuoso, bianco sui trenta, fresco vedovo e per queste soggetto a manie depressive ed istinti suicidi.

In comune una sola cosa, quella che ha segnato una generazione di giovani americani: la ferita aperta e sanguinante della guerra del Vietnam.

Si trovano ad indagare sullo strano suicidio di una bella ragazza, che ha sniffato un po’ di coca, ha immaginato di avere un paio d’ali e si è lanciata da un grattacielo.

Morta, chiaramente.

Il padre della vittima, un vecchio amico, chiede aiuto e i due si ritrovano ad indagare in un ampio giro di droga proveniente dal sud-est asiatico diretto dall’ex generale, anch’esso ex “berretto verde” Joshua (Gary Busey).

La banda, per far desistere il tandem in divisa, non pensa niente di meglio che rapire la figlia del sergente.

La reazione non si farà attendere.

ARMA LETALE è un film, diretto da Richard Donner, che probabilmente ha aperto un genere, con la classica coppia interrazziale, con dialoghi non da educanda, tirato un po’ per le lunghe ma avvincente nel suo complesso.

Con i cascatori-acrobati e i tecnici degli effetti speciali a fare la parte dei veri creativi, i virtuosi di questo emotion and action picture in cui il regista coltiva la pianta del sensazionalismo.

Un po’ abusata la figura dell’ex reduce della guerra del Vietnam, anche se non ai livelli di quella della Resistenza in Italia.

Anche se in Vietnam hanno combattuto per davvero.