APOCALYPSE NOW

Saigon. Nell'infuriare dell'interminabile guerra, il capitano dei servizi speciali Benjamin Willard (Martin Sheen) viene tirato fuori dalle allucinzioni di cui è preda nella sua stanza.

L'ordine di una missione che non esiste (ufficialmente) è risalire un fiume della Cambogia per "far cessare il comando" (uccidere, per voi civili) il colonnello dei Berretti verdi Walter Kurtz (Marlon Brando), che con un gruppo di disertori statunitensi misto ad indigeni ha costituito un proprio esercito ed un mini-regno del cuore della giungla cambogiana, per combattere una sua feroce guerra personale.

Durante il viaggio da Saigon al nido di Kurtz assiste a scene già tutte dominate dall'assurdo più folle: quanti matti sulla strada dell'ufficiale!

È testimone d'una sanguinosa operazione militare con annessa distruzione di un villaggio ordinata da un fanatico della cavalleria dell'aria che manda al macello i suoi uomini per dedicarsi al “surf” (un capriccio, quindi).

Scopre che una base militare ospita un palcoscenico allucinante su cui vengono paracadutate le conigliette di “Playboy” per rincuorare la soldatesca, non può evitare che si spari senza pietà su contadini inoffensivi, incontra soldati abbandonati a se stessi, deliranti di odio e di paura.


Alla fine del viaggio, compiuto per fiume fra segni crescenti di barbarie, Willard incontra il mitico Kurtz, “mente lucida, anima matta”, che con tono profetico gli predica la necessità di sposare l'orrore al terrore morale pur di raggiungere la vittoria.

Willard ne sembra conquistato, ma dopoché gli hanno portato la testa d'uno dei suoi compagni di missione adempie il rito omicida con la stessa furia sanguinaria della folla che sta facendo a pezzi una vacca fra danze e canti.

Ucciso Kurtz (come forse questi voleva per essere liberato dal rimorso), il popolo si sentirà libero dal maledetto incantesimo? 

Niente affatto. Bisognoso di idoli, credendo che Willard sia venuto a prenderne il posto, gli si inginocchia come al nuovo re. Ma l'uomo non accetta l'omaggio. Prende per mano l'unico suo compagno sopravvissuto, abbandona quel luogo selvaggio e s'avvia a tornare nel mondo “civile”.



Poiché sotto i titoli di coda del film il reame di Kurtz esplode in una fastosa nuvola di fuoco e fiamme si deve supporre che sia stato dato per radio l'ordine ai bombardieri di fare tabula rasa.

APOCALYPSE NOW è l'allucinante (e allucinato) viaggio di Francis Ford Coppola nel decimo cerchio dell'inferno, il Vietnam, dove «the Nam» appare reinventato come in una delirante allegoria o in un incubo spaventoso.

Un kolossal spettacolare e vigoroso (Oscar per la fotografia di Vittorio Storaro e per il suono di Walter Murch), tratto da un racconto di Joseph Conrad (Cuore di tenebra,1902) e sceneggiato da John Milius, che ha il suo punto debole nel logorroico incontro-scontro finale.

Man mano che procede la caccia del capitano al colonnello il film perde la sua carica di tensione e di violenza, finché l’incontro-scontro fra i due personaggi si risolve in un deludente scambio di battute intellettualistiche (e il grosso Marlon, attesissimo a questa prova, gioca a rimpiattino fra luce e ombra senza una nota di verità).

Malgrado tutto APOCALYPSE NOW è un film senza precedenti.

In sintesi trattasi del più visionario, delirante, ricco di sequenze straordinarie e sovreccitato film sul Vietnam, trasformato in mito.

Assolutamente da vedere.

Frasi tratte dal film (voce narrante Capitano Willard)

"Accusare un uomo di omicidio quaggiù era come fare contravvenzioni per eccesso di velocità alla 500 Miglia di Indianapolis"

"A condurre la guerra era un gruppo di clown con quattro stelle che avrebbero finito per dar via tutto il circo"