SCARFACE

Miami, 1980. L'arrogante malavitoso sfregiato Tony Montana (Al Pacino), è uno tra i tanti "rifugiati politici" in territorio statunitense, sbarcati sulle coste della Florida in seguito all'apertura delle carceri cubane (Fidel Castro si liberò di molta immondizia scaricandola sulle coste statunitensi nda).

Infiltratosi tra i fuoriusciti cubani mostra una crudeltà pari solo all'ambizione. Chiaramente per i profughi la via più veloce per abbandonare la degenza economica è darsi al crimine, e Tony, non certo uno stinco di santo, non ci penserà due volte.

Dopo la sanguinosa missione di presentazione diventa, con l'inseparabile amico d'infanzia Manny Riber (Steven Bauer), il tirapiedi del mercante di droga Frank Lopez (Robert Loggia).

Però, che bella la donna del capo, Elvira (Michelle Pfeiffer), quasi quasi provo a farci un giro. Anzi no, gliela frego.

Intanto è iniziata così per il gangster una rapida quanto vorticosa ascesa, che arriverà a vertiginose quanto pericolose altezze.

Si accorda in gran segreto col produttore boliviano di coca Sosa (Paul Shenar) e intanto vigila con fare morboso sull'amata sorella minore Gina (Mary Elizabeth Mastrantonio).

Come è difficile restare in vetta.

Dall'omonimo capolavoro del gangster-movie girato da Howard Hawks nel 1930, questo SCARFACE è un remake che rende onore al proprio ispiratore, qui magistralmente attualizzato ed ampliato nei contenuti, dando vita ad uno spettacolare e violento dramma poliziesco, tinto di cupissimo nero.


Scritto da Oliver Stone, stendendo una sceneggiatura cruda, ritratto di un mondo fatto di polvere bianca e potere, pupe da sballo e disco-music elettronica: il mondo dei gangster anni '80, insomma.  Diretto dall'elegante mano di un Brian De Palma enfatico, che fa sparare una montagna di proiettili e di parolacce ma alla fine avvince.

Al Pacino assolutamente superlativo in un interpretazione che danza sul ribaltamento del punto di vista: ci si scoprirà a simpatizzare per la mina vagante Tony, selfmade-boss scaltro e ligio al proprio, seppur deviato, codice d'onore.

Tony Montana, rozzo cubano di umili origini, incarna gli ideali del ghetto portandoli all'estremo, costruendo dal nulla un impero economico basato sull'illegalità.

Un titanismo incurante di qualsiasi limite umano plasma la sfolgorante parabola del protagonista, vittima della propria fremente volontà di potenza. Il prodotto finale, lontano dalle ovattate atmosfere de Il padrino , è una feroce rilettura del capitalismo, dove il sogno americano si rivolta contro se stesso e la cultura del dollaro si affianca ineluttabilmente all'eccesso, preludio in tale contesto all'autodistruzione.

Affiancato da una splendida Michelle Pfeiffer agli esordi, Al Pacino regala l'anima ad un antieroe leggendario, contribuendo a creare un'opera che traccia nuove e nette linee guida per il futuro del genere (e non solo).

Sulle note di una emblematica "Push it to the limit", lo spirito del cinema si rinnova incarnandosi in un monumentale dramma corvino, serio candidato al titolo di gangster-movie stradaiolo difficilmente superabile.