ATTACCO AL POTERE

New York. Il bus stracolmo di passeggeri salta in aria proprio mentre Anthony Hubbard (Denzel Washington), capo di una speciale divisione dell’FBI, sta trattando con gli invisibili terroristi arabi.

Poi un altro autobus e a stretto giro di posta esplode un teatro a Broadway.

Infine una strage insanguina la sede del Fbi: 600 morti.

Ad affiancare l’investigatore arriva la spocchiosa agente della CIA Elise Kraft (Annette Bening), ammanicata con l’ambiguo arabo Samir.

Nella rete finiscono solo i pesci piccoli, la città è ormai in balia dei dinamitardi, tanto che la Casa Bianca ordina, su pressione del rude generale William Devereaux (Bruce Willis), a cui gli immigrati piacciono meno che a Bossi e Borghezio, lo stato di assedio.

Una volta sceso in campo, l’alto ufficiale ha buon gioco nell’imporre le maniere forti facendo saltare le garanzie costituzionali.

E Manhattan diventa presto un lager.

Sarà Hubbard a metterlo in condizioni di non nuocere riuscendo al contempo a fermare i terroristi.

ATTACCO AL POTERE è un avvincente, anche se un pò farraginoso e oltremodo partigiano, trattato di demagogica fantapolitica, un fumettone a cavallo tra spionaggio e poliziesco, scoppiettante, nel vero senso della parola, nella prima parte e chiaramente a corto di risorse nella seconda.

Da sottolineare la sceneggiatura sorprendentemente premonitrice sul ‘pericolo arabo’, in un film d’azione che si pone il problema della difesa della legalità senza dimenticare la sicurezza dei cittadini.

Come ai giorni nostri, insomma.

Denzel ‘buono’ e Bruce ‘cattivo’ a confronto.