KICK-ASS

«Perché migliaia di persone vogliono essere Paris Hilton e nessuno vuole essere Superman? Sì, perché? E lei non ha nemmeno tette»

La domanda sui peccati di protagonismo dell'uomo moderno assale l'idealista imberbe Dave Lizewski (Aaron Johnson). Il ragazzo è l'antitesi di un supereroe: non è stato punto da ragni, non è venuto da altri pianeti, è uno sfigato. 

Eppure, nella nazione che concede a tutti almeno una chance, gli basta smettere di masturbarsi pensando ai seni della professoressa di inglese, comprare una tuta da sub su Internet e trasformarsi in un giustiziere mascherato.

Almeno sulla carta perché provare a fare l'eroe senza avere nessun potere trasforma le prime imprese in dolorose batoste (danni alle terminazioni nervose che impediscono di sentire dolore inclusi).

L'incoscienza, però, premia; un giorno, mentre allontana tre ceffi che stanno picchiando un malcapitato viene ripreso dal solito telefonino. L'atto eroico, postato in rete, lo trasforma rapidamente in una celebrità perché non è importante ciò che fai ma come lo fai.

Mentre tenta di dichiararsi alla bella Katie (Lindsy Marie Fonseca), che lo crede gay, braccato da un boss mafioso che lo ritiene responsabile della morte di alcuni suoi uomini, sarà aiutato da due personaggi mascherati dalle notevoli capacità balistiche e delle arti marziali, ovvero Damon Macready alias Big Daddy (Nicolas Cage) e la sua figlioletta Mindy Macready alias Hit-Girl (Chloe Moretz), strepitosa macchina da guerra in miniatura che si veste come Batman. Lei indossa gonnellino scozzese da collegiale, mascherina nera alla Robin e parrucca fucsia che fa impallidire la Thurman di Kill Bill.

A metà tra la satira sui film di supereroi e la commedia adolescenziale, KICK-ASS è una piacevole sorpresa, un pulp come un film di Tarantino, profetico e visionario come uno di Snyder e maledettamente ironico e divertente.

Tratta da una recente (2008) opera di Mark Millar, la pellicola di Matthew Vaughn mantiene un certo spirito fumettistico (sottolineato dalla presenza di alcune "tavole" disegnate) ma ha anche la capacità di approfondire la personalità dei personaggi, grazie ad una buona sceneggiatura.

Buono il ritmo impresso dalla regia e pregevole la prova del cast, compresa una volta tanto quella di Nicola Cage (che qui recita perfettamente grazie alla maschera che ha sul viso che gli copre la sua consueta monoespressione).