PIEDONE A HONG KONG

Napoli. Si da parecchio da fare il vulcanico e manesco commissario Rizzo, detto Piedone (Bud Spencer) mentre indaga su un traffico di droga che parte dall'estremo Oriente.

I superiori non condividono i suoi sistemi e c'è perfino un inviato della narcotici di New York che lo sospetta come spia dei trafficanti.

Un paio di morti sospette convincono il monumentale sbirro della narcotici a trasferirsi nelle metropoli esotiche: Bangkok, Macao e infine Hong Kong.

Dopo aver distrutto un paio di locali e qualche dozzina di mascelle, metterà le manoni sull'insospettabile boss ombra.

PIEDONE A HONG KONG è il dignitoso sequel del primo episodio (anche se il prototipo appare superiore) che si mantiene in pieno nel solco della commistione tra commedia e poliziesco (ci sono diverse uccisioni in più rispetto a 2 anni prima).

Alla seconda tappa del suo giro del mondo, il sempre più imbronciato Bud Spencer, sotto l'occhio vigile di Steno, ci mette il cuore, l'anima e finalmente anche la voce e quando la scena si sposta in Oriente il vecchio regista sale in cattedra mostrandoci suggestive panoramiche di Bangkok e Hong Kong, che ora sembrano cartoline sbiadite.

Purtroppo a scapito del ritmo, che rallenta, con qualche lungaggine di troppo e qualche incongruenza (un bambino affidato a dei marinai?!?).

Fa piacere rivedere anche i personaggi più significativi del primo episodio (i numeri comici di Enzo Cannavale, per dire) e calzanti le musiche dei De Angelis.

Comunque anche nella lontana Asia la ricetta è la stessa: un sorriso e uno sganassone.