NATALE IN SUDAFRICA

Sudafrica. Carlo (Christian De Sica), in vacanza con la seconda moglie Susanna (Barbara Tabita) incontra il fratello coltello Giorgio (Max Tortora) che in passato lo ha truffato e gli ha portato via oltre che le sostanze anche la moglie Marta (Serena Autieri).

Ora però è Giorgio a trovarsi sul lastrico mentre Carlo si è arricchito. O almeno così crede perché è nuovamente vittima di una truffa e si trova senza un euro.

Decide allora di restituire il "favore" al fratello con un grosso imbroglio.

Massimo Rischio (Massimo Ghini) e Tagliabue, detto Bue (Giorgio Panariello), l'uno chirurgo e l'altro macellaio si trovano in Sudafrica con i loro figli Laura e Vitellozzo che hanno una storia d'amore. I due padri, improbabili cacciatori di safari, si incendiano per la bella entomologa Angela (Belén Rodriguez), la quale è alla ricerca della Farfalla del Paradiso.

Dopo aver cercato inutilmente di sedurla i due correranno diversi rischi per aiutarla a trovare il lepidottero.

Una noia mortale. E' veramente  difficile arrivare alla fine della visione di questo NATALE IN SUDAFRICA della premiatissima ditta De Laurentiis

natale in sudafricaAmmesso che ce ne siano stati di buoni, questo rappresenta infatti uno dei punti più bassi dell'infinita "saga" dei cinepanettoni. Il prodotto è chiaramente in fase calante (e gli incassi, in evidente flessione all'uscita in sala sono lì a dimostrarlo).

Il film è la solita pochade di bassissimo livello a comicità quasi zero che per strappare la risata è costretta a ricorrere ad "effetti di basso ventre" giocando, quasi ossessivamente, su un solo orefizio, mentre ci si potrebbe sforzare di inventarsi qualcosa di nuovo per sfruttare il buon potenziale degli attori impiegati.

Certo Belén è bellissima quasi nuda e recita quasi in una sola posizione (inclinata in avanti...), ma Laura Esquivel e il suo Mondo di Patty non funzionano per niente. Ci sono poi altre belle donne e bravi attori che, pensando al conto in banca, appendono le loro doti alle precarie grucce di una sceneggiatura buttata lì dall'elevato tasso di volgarità (con tanto di aggiornamento di bunga-bunga).