FACCIO UN SALTO ALL'AVANA

Roma. Fedele (Enrico Brignano) , giovane imprenditore romano, ha perso da sei anni il fratello maggiore Vittorio (Francesco Pannofino), è ostaggio di una moglie instabile che lo tratta come oggetto di piacere e di riproduzione, e di un suocero facoltoso che vorrebbe soltanto liberarsi dei coniugi delle figlie.

Sbirciando la tv l'uomo scopre che il fratello creduto defunto in realtà è vivo, in salute e se la spassa all'Avana. Sconvolto ma in fondo sollevato dalla lieta novella, Fedele pianta la moglie e vola a Cuba, dove trova il mascalzone, che prima di fingere il suicidio, ha buttato al videopoker 250 mila euro.
FACCIO UN SALTO ALL'AVANA è l'ennesima banale e sconclusionata commediola dell'italiano all'estero destinata a non lasciare alcuna traccia.

Il regista Dario Baldi, ambientazione esotica ma poche idee, vaga per un'Avana da depliant, sfoderando un concentrato di luoghi comuni su Cuba (balletti “spontanei” in un bus, una falsissima gioia di vivere...), inondandola di romanesco, senza trovare spunti o battute decenti ("stallone d'Achille" e "ovulate al tegamino").

Il sovraeccitato Francesco Pannofino e il piagnucoloso Enrico Brignano (un fuoriclasse dei monologhi a teatro ma inadeguato al botteghino) hanno il solo merito di evitare le volgarità.

Troppo poco per salvare il film.