KING KONG

Oceano Pacifico. Sulla nave che fa rotta verso un'inesplorata isola dell'Indonesia per una spedizione petrolifera, s'infila il barbuto paleontologo Jack Prescott (Jeff Bridges).

Mentre affiora dalle acque la bionda e spaurita starlette Dawn (Jessica Lange), scampata a un naufragio.

Ecco l'isola, dove si presenta all'appello Kong, un gigantesco gorilla che mostra i muscoli a tutti, tranne che alla dolce ragazza.

Catturato e tradotto a New York per farne un fenomeno da baraccone, finiranno insieme sul pennone del World Trade Center.

Con i venti miliardi di lire (dell'epoca) di Dino De Laurentiis e i prodigi di Carlo Rambaldi (che vinse l'Oscar per gli effetti speciali), viene messo in opera il rifacimento del film del 1933, la celebre, triste  e tenera love-story dal finale crudele tra liane e grattacieli, rallegrata da lampi d'ironia.

Bisogna dire che questo KING KONG rende esplicito quel che nell'altro era allusivo.

L'apprezzabile (non solo per il gorilla) Jessica Lange, debuttante (allora 27enne nda) dal viso provocante e dalle gambe parlanti, ha la grinta per tenere a bada anche un bestione, anche se si limita ad esibire le (molte) grazie.

Remake che intrattiene, ma non si fa amare alla follia.