L'AMBIZIOSO

Napoli. Insoddisfatto del suo ruolo di semplice contrabbandiere, il giovane incosciente Aldo (Joe Dallesandro), figlio della guerra, mezzo napoletano da parte di mamma, mezzo americano da parte di padre, prova a guadagnare di più facendo la cresta sulla sigarette di contrabbando di Don Enrico, capo della malavita napoletana.

Scoperto e pestato a dovere, è costretto a lasciare la città.

Mi dai un passaggio? E' la commessa Luciana (Stefania Casini) ha permettergli di rifugiarsi a Roma. E di occupargli anche il letto, diventando la sua amante.

Non ci mette molto Aldo, vero animale da strada, tra traffico di droga e ricatti assortiti, a farsi largo e ad organizzare una sua banda.

La vita bella, i soldi facili, le donne, il potere, possono dare alla testa.
Ora sono abbastanza forte: Don Enrico trema, arrivo per completare la mia scalata.

Superfluo dire che chi di spada ferisce...

L'AMBIZIOSO rappresenta il ritorno, dopo CAMORRA, di Pasquale Squitieri nella sua Napoli, che questa volta non si vede molto, a esplorare il mondo della malavita parteopea usando, stavolta, un approccio più "leggero" e fumettistico.

Il plot sembra anticipare, con minor uso di violenza, lo SCARFACE di De Palma (il poco napoletano personaggio di Dallesandro somiglia molto al Tony Montana di Al Pacino, nel look e negli atteggiamenti).

Bisogna ammettere che l'ultimo capitolo della trilogia camorristica di Squitieri rappresenta una chiusura in tono minore. La scarsa originalità della trama e il ritmo barcollante sarebbero anche difetti perdonabili, ma quello che manca rispetto ai precedenti lavori del regista è l'analisi sociale del fenomeno criminale, puntando più su aspetti spettacolari e per così dire divistici.

Non poteva peraltro esser altrimenti, vista la scelta "carismatica" come protagonista di Joe D'Allesandro, che con la sua "coolface" calamita primi piani e scene madri.

Insomma un romanzetto criminale dalla trama inverosimile.