IL...BELPAESE

Milano. Con i dodici sudati milioni messi da parte pompando per sette anni petrolio su una piattaforma nel Golfo Persico, l'imbranato Guido Belardinelli (Paolo Villaggio) apre un negozietto e riprende l'antica professione del papà, l'orologiaio.

Presto si pente: l'Italia è davvero diventato un Paese invivibile, come invano avevano provato a spiegargli gli amici più cari.

Tra sequestri, tasse, omicidi e violenze politiche di piazza per l'uomo comune è un inferno.

Lui, nel suo piccolo, resta subito vittima di taglieggiatori e ladri, perdendo soldi e bottega, oltre alla dignità.

Tanto che prima si trasforma in (maldestro) rapinatore, poi decide di emigrare un'altra volta.

Lo fermerà un bebè avuto da una giovane e bella contestatrice bionda (Silvia Dionisio).

IL...BELPAESE è una commedia verniciata di satira sociale, scritta dal famigerato tandem Castellano e Pipolo e diretta da Luciano Salce che forse mette troppa carne al fuoco (terrorismo, varia criminalità, movimenti studenteschi, femministe, droga, figli dei fiori...).

Bisogna ammettere che malgrado la denuncia sia condotta in modo che può apparire qualunquista, fotografa una certa Italia sul finire degli Anni Settanta, in un ritratto amaro e  spietatissimo.

La sferzante ironia del regista colpisce soprattutto i movimenti giovanili (gli indiani metropolitani, le femministe, l'autonomia operaia) deboli e considerati come "moda".

Il meccanismo iperbolico, purtroppo, viene presto a noia, anche per via dell'eccessiva lunghezza della pellicola.


L'ottimo Paolo Villaggio, che si barcamena tra un’esagerazione e l’altra, facendo quel che può, negli evidenti limiti del suo personaggio, prende la solita razione di botte fantozziane.

Grandioso Pino Caruso nella parte di un infimo personaggio.