L'ODORE DELLA NOTTE

Roma, fine anni '70. L'ex poliziotto Remo Guerra (Valerio Mastandrea) e i suoi amici di borgata, di notte, fanno la loro guerra privata contro quelli che hanno avuto la vita facile, i ricconi, penetrando nelle loro ville dei quartieri alti, penetrando nelle loro vite e rapinando tutto quello che capita a tiro.

L'impudente combriccola finisce persino col derubare Little Tony (nella scena più spiazzante ed originale del film nda).

Non fanno vittime, nel senso di cadaveri, ma terrorizzano i bersagli designati, costretti a subire violenze soprattutto psicologiche prima di essere alleggeriti del contante e dei preziosi.

E l'occasione per cambiare vita si presenta sotto forma di un investimento dei proventi delle razzie in uno scalcinato bar di periferia, investimento nel quale l'amico Roberto Salvo (Giorgio Tirabassi) crede molto. Massì, cambio vita. Invece.

I rapinatori compiono una escalation che dapprima sembrava favorita dalla fortuna poi, via via, li porta a mirare troppo in alto.

L'ODORE DELLA NOTTE è un secco, crudo e vagamente folle piccolo noir italiano, un dramma poliziesco che si rivela piacevolmente sorprendente grazie alla regia misurata e sobria di Claudio Caligari che sceglie sapientemente di non scimmiottare lo stile dei film americani di genere, puntando probabilmente a riprendere, con più alte ambizioni tematiche e stilistiche, il filone poliziottesco degli anni '70.

Bella anche la sceneggiatura che nella sua crudezza sull'alienazione e l'emarginazione di certi borgatari ha il merito di non prodursi in inutili e gratuite esplosioni di violenza (che pure non mancano), anche se cade in qualche metafora banalotta.

Tratto dal romanzo "Le notti di Arancia meccanica" di Dido Sacchettoni, le reali "imprese" di una gang delle borgate romane, detta dell'Arancia Meccanica, allorché tentò di scalare il cielo dei ricchi compiendo rapine sanguinose ai danni della grossa borghesia, mentre toccava il suo acme la lotta armata (la ricostruzione d'epoca è scarna ma efficace).

Attori dalla recitazione sempre concitata, con il romanesco in grande evidenza.
Piccola chicca la geniale e folle scena della rapina a Little Tony che interpreta se stesso e canta "Cuore matto" ... Non male l'abile miscuglio di registro cinico e "comico!

Da ripescare nel "cesto" degli ingiustamente dimenticati.