IL VENTO E IL LEONE

Tangeri, ottobre 1904. Lo sceicco berbero Mulay el Raisul (Sean Connery) rapisce la
bionda vedova americana Eden Pedecaris (Candice Bergen) e i suoi due figlioletti.

Davvero originale la richiesta di riscatto: oltre il solito oro ed armi, la testa del sultano del Marocco, accondiscendente collaboratore della politica colonialista tedesca.

Il presidente degli Stati Uniti Teodoro Roosevelt (Brian Keith)  prima scende a patti con l'infedele, poi lo tradisce mandando qualche cannoniera con la bandiera a stelle e striscie un esercito di fucilieri di marina a prelevare con la forza gli ostaggi.

Ma la signora occidentale, ammaliata dal rude ma fascinoso carceriere, non ci sta. Alla rappresaglia, s'intende.

John Milius (Un mercoledì da leoni, CONAN IL BARBARO) dà qualche ritocco a una storia quasi vera (il rapito dal bandito marocchino Raizuli fu un solo cittadino americano, John Perdicaris, uno statunitense espatriato a Tangeri) per dar luogo a un kolossal suggestivo e spettacolare, splendidamente fotografato (considerata anche l'età nda), che non nasconde critiche alla politica degli Usa e all'Occidente in generale.
Il ritmo è alto ma irregolare, con momenti spettacolari di pura avventura vecchio stile ed altri sottotono.

Al pratico, vigoroso e cinico presidente americano con la fissa dell'orso ("Il simbolo dell'America doveva essere l'orso e non quell'aquila, che sembra un avvoltoio ripulito"), l'eccellente caratterista Brian Keith, si contrappone lo spietato ma leale capo berbero, un Sean Connery, che ottiene la parte per la quale sono in lizza anche Omar Sharif e Anthony Quinn, credibilissimo anche quando manda lampi di fuoco dal barracano.

Candice Bergen è semplicemente strepitosamente bella.

La pellicola si aggiudicò due nomination all'Oscar come Migliore colonna sonora originale (di Jerry Goldsmith) e Miglior suono.